Sabrina Ceni
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Arpaïs. La memoria delle anime imperfette

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Arpaïs. La memoria della anime imperfette
Sabrina Ceni
Collana Maree (Romanzo Storico)
203 x 133, 214 pp.
ISBN edizione cartacea: 9788833466989
ISBN
eBook (ePub): 9788833466859

Anno Domini 1209. L’Occitania soccombe alle spade dei crociati. In nome della Chiesa, il re di Parigi conquista i territori del Sud e li annette al regno di Francia. Le roccaforti della resistenza bruciano insieme ai roghi appiccati dall’arcivescovo di Narbona.

Anno Domini 1244, trentacinque anni dopo, l’orgoglio del Midi resiste asserragliato sulla vetta pirenaica di Montségur. Il pog, 1200 metri di altezza, trapezio di granito; la sinagoga di Satana per Roma, montagna sacra per la comunità catara, simbolo di una terra che non vuole arrendersi, rifugio dei bons hommes. Tra di loro, Arpaïs. La vita al villaggio, le speranze di un popolo attraverso gli occhi di una bambina che cresce tra le rovine del proprio mondo. Con sé, porta un segreto da custodire a costo della vita: la memoria di un antico manoscritto.

Quando tutto sembra perduto, il canto de Lo boier vibra ai piedi di Montsègur, tra le acque di Fontestorbes e si propaga come un eco in ogni grotta del Sabarthez, in ogni anfratto, fiume, lago, foresta; come l’ululato del lupo, si innalza al cielo per indicare agli esuli, il cammino della rinascita. Su sentieri calpestati nei secoli da celti, romani, iberici e visigoti, il pensiero dei bons hommes si dipana come un filo invisibile, oltre il tempo, per svelare alle generazioni future la verità celata da secoli di menzogne.

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1 recensione per Arpaïs. La memoria delle anime imperfette

  1. 5 su 5

    Sono sempre importanti i testi che ci permettono di ripercorrere pagine oscure della storia, episodi di sopraffazione dell’uomo sull’uomo, stragi dimenticate.
    “Arpaïs. La memoria delle anime imperfette” è il resoconto della strage di Montségur, vista dagli occhi di una ragazzina, memoria storica dell’evento ed affidataria del sapere dei perseguitati.
    Ho trovato molto interessante la dovizia di termini ed espressioni occitane; è una lingua che ancora sopravvive in alcune isole linguistiche anche nel nostro paese (io vivo in Calabria: l’occitano è ancora parlato a Guardia Piemontese, in provincia di Cosenza, popolata nel XII secolo da coloni valdesi, che sfuggivano anch’essi alla persecuzione…) e che, secondo il mio punto di vista profano, potrebbe costituire l’anello di congiunzione tra l’italiano ed il francese o viceversa.
    Romanzo molto bello ed importante.

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