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Internet, grande comune denominatore?

Internet, grande comune denominatore?

All’inizio degli anni Novanta si sviluppò una rete globale formata da una serie di computer collegati tra di loro, che prese il nome di “Internet”.

I primi strumenti che consentivano l’accesso ad Internet erano dei computer dalle grosse dimensioni, con prezzi elevati e difficili da trovare.

Venivano utilizzati esclusivamente da scienziati militari e persone che si trovavano all’interno dell’ambito universitario.

Siccome per utilizzare un computer bisognava accedervi contemporaneamente ad altre persone in uno stesso luogo, gli scienziati crearono un modo per accedere ai computer anche a distanza, attraverso l’uso di terminali.

Il nome originario di Internet era ARPANET, la prima rete che fu in grado di mettere in comunicazione i computer del centro di ricerca militare ARPA e delle università della California.

Quindi fu proprio a partire da questo centro militare che nacque il progetto che permetteva a queste macchine di comunicare tra loro.

Per permettere la comunicazione ci si basò sulla linea telefonica ma ben presto si resero conto che i tempi che riguardavano il passaggio di documenti da un computer ad un altro erano troppo lunghi e per questo si cercarono altri sistemi.

Quindi sappiamo che Internet nasce come strumento che aveva l’obiettivo di collegare diversi computer tra di loro affinché molte informazioni potessero essere trasmesse, per arrivare fino ad oggi e diventare uno strumento di massa accessibile a tutte le persone del mondo.

La penetrazione delle tecnologie e di Internet nel nostro mondo è sempre più invasiva e non si riesce a farne a meno. Questo ha sicuramente i suoi lati positivi poiché in questo modo è più semplice accedere ad un numero illimitato di informazioni, si riesce a comunicare istantaneamente con chi si vuole e si riescono ad abbattere le distanze geografiche.

D’altra parte però, questa realtà porta con sé anche degli aspetti negativi e tra questi possiamo individuare la dipendenza da Internet, una dipendenza legata all’uso sempre più incontrollato della rete.

Questa dipendenza, conosciuta anche come Internet Addiction Disorder (IAD), non è ancora stata riconosciuta come una condizione clinica però è possibile individuare i vari sintomi generati da questa dipendenza.

Chi viene definito “dipendente da internet” è colui che non riesce a gestire le ore che trascorre su Internet e si vede impossibilitato a limitarne l’uso.

Coloro che trascorrono così tanto tempo su internet cosa fanno?

Navigano da un sito all’altro; Usano in maniera smisurata i social media; Giocano ai videogames; Guardano video; Fanno shopping.

La dipendenza da internet può causare dei problemi a livello psicofisico, come:

Mal di testa; Disturbi del sonno; Affaticamento; Mancanza di concentrazione.

Inoltre se l’individuo affetto da questa problematica non riesce ad utilizzare la rete, il suo corpo potrebbe reagire di conseguenza e quindi si possono verificare sintomi di astinenza come irritabilità o ansia.

L’uso prolungato di Internet potrebbe anche mettere a rischio le relazioni interpersonali del soggetto o intaccare semplicemente attività quotidiane, professionali e accademiche.

L’IAD potrebbe spingere l’individuo ad isolarsi da tutto e tutti, con una preferenza per la vita online piuttosto che per quella offline.

In base a ciò che viene fatto attraverso internet, l’IAD può assumere diverse forme:

Internet Gaming Disorder: riguarda la dipendenza dai videogiochi dovuta al gran numero di piattaforme esistenti che danno la possibilità di condividere con altri l’esperienza di gioco online.

Online Shopping Addiction: riguarda la dipendenza dallo shopping online.

Cyber-Relation Addiction: riguarda la creazione di relazioni esclusivamente online tralasciando i rapporti reali.

Information Overload: riguarda quel momento in cui il soggetto cerca in modo quasi ossessivo informazioni sul web.

Social Media Addiction: è la dipendenza dai social media.

Per quanto riguarda l’Internet Addiction Disorder possiamo individuare tre fasi:

Coinvolgimento; Sostituzione; Dipendenza.

La prima fase riguarda il coinvolgimento, cioè si arriva al mondo di Internet spinti dalla curiosità di scoprire questa nuova realtà. Ovviamente in questa fase l’utilizzo della rete è ancora abbastanza moderato.

Successivamente si passa alla fase della sostituzione, cioè il soggetto inizia a trascorrere la maggior parte del suo tempo su internet tralasciando le sue attività abituali e trova sempre più gratificazione dal mondo virtuale.

L’ultima fase riguarda la dipendenza, cioè il soggetto utilizza internet in maniera incontrollata. L’individuo si trova in una condizione di zona di confort solo quando è in rete mentre prova sofferenza se non riesce a connettersi.

Perché si sviluppa questa dipendenza?

Possiamo individuare diverse cause:

Internet è quello spazio virtuale che riesce a soddisfare i bisogno degli utenti in maniera veloce e immediata.

Inoltre, il confronto con gli altri tramite internet risulta meno intimidatorio e quindi quell’aspetto dell’ansia sociale che si prova nell’interazione face to face con gli altri viene meno.

Teniamo sempre in considerazione che i social danno la possibilità di interagire con gli altri in tutti i momenti della giornata, cosa più difficile nel mondo reale.

Chi si trova a vivere in questa condizione potrebbe iniziare a considerare il mondo di Internet come una dimensione parallela alla realtà e quel luogo in cui trovare uno spazio sicuro che consenta di allontanarsi dai problemi e dalle difficoltà della vita reale, percepita come dolorosa e sofferente.

Ci sono diversi fattori che possono influenzare la nascita di questa dipendenza, come:

Aspetti temperamentali; Bassa autostima; Fattori ambientali; Aspetti neurobiologici.

Da alcuni studi è emerso che questa dipendenza tende ad emergere soprattutto in individui con una stabilità emotiva precaria o che sono affetti da altri sintomi come ansia, depressione, bipolarismo.

Questa dipendenza può colpire tutti indipendentemente dall’età, dal sesso e dal background però le categorie che sembrano essere più esposte a questo rischio sono gli uomini single, gli studenti universitari e le donne di mezza età.

Nella nostra generazione siamo molto influenzati da un “like” che riceviamo sotto i post pubblicati sui social. Ma cosa c’è davvero dietro ad un “mi piace” e perché le persone sono portate a metterlo e a volerne ricevere sempre di più?

Quando scegliamo di mettere like ad una foto non stiamo solo fornendo un apprezzamento a quel post ma andiamo anche a definire la nostra persona ad un pubblico.

A volte mettendo like si stabilisce una sorta di interazione sociale, come se si stesse riconoscendo un’altra persona indipendentemente dal fatto che si comprenda il significato di quel post.

Si utilizza il like perché implicitamente si vuole dire che in qualche modo i due soggetti vogliono la stessa cosa.

Il like può essere inteso come una forma di capitale sociale, cioè attraverso i mi piace si cercano consensi.

Per navigare in maniera sicura e consapevole evitando di avere problemi, può essere utile far riferimento ad una serie di consigli utili:

Mostrare informazioni superficiali sulla nostra persona per evitare che qualcuno se ne possa appropriare.

Cercare di navigare in maniera sicura non abbassando la guardia di fronte a post utilizzati come esca, di proprietà dei cybercriminali.

Cercare di appoggiarsi su una connessione sicura.

Prestare attenzione a ciò che si scarica: soprattutto in relazione a giochi online.

Utilizzare delle password complesse in modo da rendere difficile alle altre persone accedere agli account personali.

Sviluppare un’abitudine a fare acquisti online da siti certificati e sicuri.

Fare attenzione a ciò che viene pubblicato perché Internet è una piattaforma in cui una volta pubblicato qualcosa è difficile eliminarlo definitivamente.

Prestare attenzione alle persone con cui ci si rapporta online, poiché dietro ad un profilo impeccabile potrebbe esserci una persona diversa.

Mantenere sempre aggiornato il programma antivirus.

Perché siamo affascinati dai selfie?

L’uomo, da sempre, ha cercato di lasciare tracce di sé: ha iniziato con le pitture rupestri, la realizzazione di busti, per arrivare fino ad oggi con la creazione di autoritratti, ritratti e autoscatti grazie alla nascita di strumenti sempre più aggiornati e tecnologici.

La nascita del selfie, però, risale al 2002 quando venne utilizzato per la prima volta in un forum australiano; ma solo con la nascita degli smartphone dotati di fotocamera interna si è affermato definitivamente.

Sono due i motivi principali che portano le persone a scattare una foto:

Cercano di cogliere l’esperienza fisica di un momento come può essere un tramonto.

Cercano di catturare l’emozione di un momento, come un bacio al tramonto.

Per approfondire consigliamo la lettura del saggio Internet è come la cioccolata di Annalisa Stamegna e Sara Purificato.

Martina Chianese

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